Come le piattaforme stanno ridefinendo i contenuti
(e cosa significa per brand e creator)
Il confine tra le piattaforme è sempre più sottile
Un tempo ogni social media aveva un’identità chiara:
- Instagram era la casa delle immagini curate
- YouTube era la piattaforma dei video lunghi
- TikTok dominava i contenuti brevi, verticali e virali
Oggi questa distinzione si è dissolta. Le piattaforme si rincorrono, si osservano e si imitano, cercando di accaparrarsi più tempo e attenzione possibile da parte degli utenti.
👉 Il risultato? Una competizione continua tra formati.
Instagram e l’adattamento forzato ai contenuti brevi
Instagram, per anni centrato su fotografia e storytelling visivo, ha modificato il suo algoritmo e la sua interfaccia per spingere i Reels. Un cambiamento evidente e strategico per rispondere al successo di TikTok.
📌 Cosa è cambiato?
- La reach organica favorisce i video brevi, penalizzando i post statici
- Le storie e i Reels sono diventati prioritari nel feed
- I creator sono incentivati a produrre contenuti verticali e dinamici
⚠️ Il rischio?
Una perdita d’identità. Instagram sta diventando un contenitore ibrido, sempre meno distinguibile dagli altri.
TikTok: non più solo balletti, si espande verso contenuti più lunghi
Mentre Instagram copia TikTok, TikTok allunga la durata dei suoi video. Il limite di 3, poi 10 minuti, e ora test per contenuti fino a 30 minuti indicano un’espansione verso formati più strutturati.
🎯 Obiettivo?
Trattenere l’utente più a lungo e competere con YouTube sul piano dell’approfondimento.
Tutorial, mini-documentari, contenuti informativi stanno prendendo sempre più spazio nel feed TikTok.
Il tutto senza rinunciare alla dinamica verticale e interattiva che lo ha reso famoso.
YouTube tra Shorts, contenuti long-form e Premium
YouTube sta gestendo il cambiamento in modo più graduale. Ha introdotto Shorts per intercettare l’attenzione degli utenti mobile e YouTube Premium per offrire contenuti senza pubblicità, in stile Netflix.
📌 I tre pilastri YouTube ad oggi sono:
- Shorts – Contenuti brevi, algoritmici, ad alta esposizione
- Contenuti tradizionali – Video da 5-15 minuti, ancora fondamentali per l’engagement e la monetizzazione
- YouTube Originals e Premium – Produzioni lunghe, pensate per un consumo simile allo streaming classico
YouTube si sta muovendo su tutti i fronti, con una strategia che punta a coprire ogni fascia di attenzione.
Cosa cambia per creator e brand?
Il cambiamento dei formati impatta direttamente la produzione di contenuti. I brand non possono più puntare su un solo formato o una sola piattaforma. Serve una strategia adattiva, che sappia leggere i trend ma resti coerente con i valori del brand.
Implicazioni principali:
- Serve maggiore flessibilità nei linguaggi visivi
- I contenuti vanno ottimizzati per ogni piattaforma (senza semplici copia-incolla)
- L’identità del brand deve emergere oltre il formato
Come orientarsi tra contenuti brevi, medi e lunghi
Ecco alcune linee guida per navigare la guerra dei formati in modo strategico:
Contenuti brevi (Reels, Shorts, TikTok)
Ideali per awareness, virality e primi contatti
Consiglio: punta su impatto visivo, ritmo e messaggi chiari
Contenuti medi (YouTube, IGTV, LinkedIn Video)
Ottimi per spiegare prodotti, mostrare competenze, educare il pubblico
Consiglio: costruisci una narrazione utile, con struttura coerente
Contenuti lunghi (live, documentari, podcast video)
Perfetti per creare relazione, autorevolezza e fidelizzazione
Consiglio: scegli piattaforme dove il pubblico è disposto a dedicare tempo
Il formato non è il messaggio (ma conta)
Non esiste un formato vincente, valido per tutti e sempre. Ma esiste una strategia efficace: conoscere il proprio pubblico, i propri obiettivi e il potenziale di ogni piattaforma.
La vera sfida oggi non è scegliere il social giusto, ma adattare il proprio messaggio al linguaggio del canale, mantenendo una coerenza di tono, estetica e intenti.