Shopping online, trappole digitali e finta Scarsità: i consumatori nell’era dell’E-commerce

Cosa ci dice il Consumer Conditions Scoreboard 2025 (e perché ci riguarda tutti)

Il lato oscuro dello shopping digitale

Siamo tutti consumatori digitali, che lo vogliamo o no.
Eppure, mentre l’e-commerce continua a crescere, cresce anche l’insoddisfazione, la sfiducia e il rischio.

📊 Secondo l’ultimo Consumer Conditions Scoreboard 2025 della Commissione Europea:

  • Gli acquirenti online hanno il 60% di probabilità in più di avere problemi rispetto a chi compra in negozio.
  • Il 66% ha incontrato recensioni false, e il 61% sconti ingannevoli.
  • Il 45% ha subito frodi online, da phishing a negozi fasulli.
  • Solo il 53% è soddisfatto di come i venditori gestiscono i reclami (in calo rispetto al 65% del 2022).

🛑 In breve: più compriamo online, più rischiamo di essere manipolati o truffati.

Il mito della scarsità: “Solo per oggi!”, o forse no

E qui entra in gioco un altro tema cruciale: il marketing che gioca sporco.
Sempre secondo la Commissione, il 93% dei consumatori è preoccupato per la pubblicità personalizzata e i meccanismi di pressione. Tra questi, il più potente è la falsa scarsità.


💬 Quante volte hai letto “Ultimi 2 pezzi disponibili”?

❗️Oppure “Altri 15 utenti stanno guardando questo prodotto”?

Nella maggior parte dei casi, è una bugia confezionata ad arte. Un sistema per spingerti ad agire di fretta, senza pensarci troppo.
È quello che chiamiamo urgency marketing manipolativo.

👉 E funziona, perché colpisce direttamente la nostra FOMO (Fear of Missing Out).

Il problema vero? I consumatori non reagiscono (e spesso non possono)

Uno dei dati più preoccupanti del report riguarda la gestione dei reclami:

  • Solo 1 su 2 è soddisfatto della risoluzione dei propri problemi.
  • Solo il 4% ricorre alla class action o al ricorso collettivo.
  • Il 57% rinuncia a fare reclamo perché il processo è troppo lungo.
  • Il 51% non si fida dei risultati.

📉 Questo significa che la maggior parte dei consumatori, anche se truffata, resta in silenzio.

Perché?

Perché manca fiducia, mancano strumenti accessibili, e spesso anche la forza di affrontare un iter burocratico stancante per recuperare pochi euro.

Serve un nuovo approccio: collettivo, rappresentativo, digitale

Per cambiare davvero le cose, serve aggregare la domanda di giustizia.
La Commissione lo dice chiaramente: dobbiamo usare azioni collettive transfrontaliere per tutelare i diritti dei consumatori digitali.

💡 Le organizzazioni dei consumatori (ma anche le piattaforme etiche e le agenzie digitali) possono e devono:

  • Offrire strumenti per la denuncia collettiva e la segnalazione rapida.
  • Fornire educazione digitale per riconoscere i meccanismi ingannevoli.
  • Promuovere un marketing responsabile, che non sfrutti la vulnerabilità psicologica dell’utente.

I brand devono scegliere da che parte stare

Essere trasparenti non è solo una scelta etica: è una strategia di posizionamento solida.
Nel 2025, gli utenti sono sempre più consapevoli, e premiano chi comunica con chiarezza, onestà e coerenza.

🌱 Il futuro del marketing digitale passa da qui:

  • Offerte reali, non manipolate.
  • Recensioni autentiche, non comprate.
  • Targeting responsabile, non invasivo.

Chi continuerà a giocare sporco perderà la fiducia del pubblico. E in un ecosistema digitale basato sulla fiducia, è il capitale più importante.

Educare per proteggere: cosa possiamo fare (da subito)

📌 Alcuni esempi di prevenzione per chi acquista online:

  • Controlla le recensioni su fonti esterne (Trustpilot, Google, ecc.)
  • Evita i siti senza informazioni aziendali trasparenti
  • Non farti spingere dall’urgenza: se un’offerta è reale, non scade in 10 minuti
  • Usa metodi di pagamento sicuri e tracciabili
  • Condividi segnalazioni su gruppi e forum affidabili

📌 Per brand e professionisti:

  • Non abusare dei countdown o della scarsità fittizia
  • Investi in UX chiara e onesta
  • Collabora con partner che garantiscono contenuti verificati
  • Supporta iniziative di tutela collettiva e formazione

Verso un mercato digitale più giusto

I dati della Commissione sono un campanello d’allarme, ma anche una grande opportunità.
Possiamo creare un digital marketplace più giusto, trasparente e umano—dove vendere non significhi ingannare, ma creare relazioni durature.

E per riuscirci, serve uno sforzo congiunto:


💡 Delle istituzioni

💡 Dei consumatori

💡 E delle imprese digitali che vogliono essere parte della soluzione, non del problema.